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Punto Cinema:Mio fratello è figlio unico

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Messaggio  Jacopo Di Macio Mar Lug 06, 2010 9:38 am

Nella serata di venerdì 2 Luglio Antonio Pennacchi si è aggiudicato la 64° edizione del Premio Strega con il suo romanzo "Canale Mussolini che racconta la bonifica dell'Agro Pontino e che lo stesso autore definisce come: " l'opera per la quale sono venuto al mondo". Lo scrittore infatti nato e cresciuto a Latina, proviene da una famiglia Veneta che si spostò nel territorio pontino proprio per la bonifica. Nel passato di Pennacchi ci sono oltre trent'anni di lavoro da operaio, durante i quali rimane sempre molto attivo nella politica del territorio, solo in seguito a un periodo di cassa-integrazione prenderà la laurea in lettere e avrà così inizio la sua carriera da scrittore. Tra i vari romanzi scritti quello che lo ha fatto affermare nel mondo letterario è "Il fasciocomunista" del 2003 da cui il regista Daniele Lucchetti ha tratto il suo film "Mio fratello è figlio unico".
TRAMA: Il film ambientato tra gli anni '60 e '70 racconta la storia dei due fratelli Benassi, il maggiore Manrico (Riccardo Scamarcio) e il minore Antonio detto Accio (Elio Germano), che fin da piccoli mostrano di avere un carattere molto forte e contrastante che li porta spesso a litigare e a creare problemi alla madre Amelia, (Angela Finocchiaro) già abbastanza preoccupata per la precaria situazione economica e i cambiamenti sociali dell'epoca. Durante l'infanzia Accio abbandona presto il seminario, non ritenendola una vita adatta a lui e torna nell'ambiente familiare a Latina dove si dedica agli studi, successivamente incontrerà Mario (Luca Zingaretti) un venditore di tovaglie del quartiere, che con i suoi racconti entusiasmanti sul Duce convince Accio ad avvicinarsi al fascismo e in seguito ad iscriversi al MSI nonostante la giovane età. Anche Manrico è molto attivo politicamente, fa parte della sezione comunista e organizza scioperi e manifestazioni con gli operai della fabbrica in cui lavora. Questo porterà i due fratelli a scontrarsi più volte date le fazioni avverse e i differenti stili di vita, fino a quando in seguito ad una delle tante rivolte Accio non realizza l'assurdità di tanta violenza. Le strade dei due fratelli saranno però ben presto destinate a separarsi per ritrovarsi solo dopo alcuni anni in seguito ad una richiesta di aiuto da parte di Manrico.
CURIOSITà: Lo scrittore si è dissociato dal film sostenendo che soprattutto nella seconda parte siano state tradite le sue reali intenzioni. Il film ha vinto il premio come miglior film italiano ex-aequo con Caos calmo, nella sesta edizione degli Italian Online Movie Awards, il Globo d'Oro della stampa estera in Italia come miglior film, oltre a ben cinque David di Donatello e due Nastri d'argento.
COMMENTI PERSONALI: Il film contrappone i due fratelli non solo sul piano politico ma anche e soprattutto sul piano caratteriale, Manrico infatti è il classico belloccio ammirato e adulato da tutti in famiglia e fuori, ha successo con le donne ed è rispettato anche dagli operai più anziani, riuscendo con il suo carisma a muovere le folle. Accio dal canto suo anche se soffre un po la figura del fratello si distingue per la sua esuberanza, la faccia tosta e una simpatia legata alla sua voglia di emergere in un periodo scosso dai cambiamenti. Molto azzeccata è la scelta degli attori sia per Scamarcio che risulta ideale con il suo sguardo glaciale e la sua chioma selvaggia nell'interpretare il rivoluzionario e carismatico Manrico, ma soprattutto per Elio Germano la cui interpretazione non può che confermare le sue doti da grande attore, è infatti il protagonista assoluto del film con una mimica da applausi e una simpatia data dalla sua irriverenza. Un applauso va fatto anche al piccolo attore Vittorio Emanuele Propizio (Accio piccolo) e ad Angela Finocchiaro molto bravi nei rispettivi ruoli. In un film in cui la politica ha una parte preponderante il regista riesce comunque a rimanere imparziale preferendo raccontare la storia di due fratelli che anche se divisi politicamente rimangono uniti nel momento del bisogno.
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Jacopo Di Macio

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