Post Alice
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Qualche volta si sta fermi per rimanere fermi
Qualche volta si sta fermi per andare
più in alto e più lontano."
Le poesie di Pierluigi Cappello sono mine vaganti e corpi che fluttuano nell’aria, poi succede che un giorno ti incontrano, tu le leggi e vieni trafitto dalla mina e guardi sconvolto il corpo che si è scontrato col tuo.
Lo guardi, lì, sul foglio: le poesie.
Loro sono calme, non son sconvolte del vostro incontro, non son sconvolte da voi, a differenza tua.
Lo stare.
Lo stare delle poesie di Pierluigi Cappello, ovvero lo stare tra "il ricordo ed il ricordo di un ricordare", tra ieri e domani, tra il successo ed il succederà.
Quando si incontrano due di queste cose, due di queste a caso, nasce la poesia di Pierluigi Cappello, e il presente tra i due elementi, uno passato e uno futuro, è proprio questo: lo stare.
"Se siamo ancora ciò che siamo stati,
io sono lo stare di quell’uomo bagnato dalla pioggia,
che portava in casa un odore di traversine e ghisa."
Nel rievocare le immagini e i ricordi della sua Chiusaforte, dove Pierluigi Cappello ha passato l’infanzia e l’adolescenza, la domanda è proprio questa: cosa c’è qui di quello che è stato? C’è ancora un filo che lega il successo al succederà?
In questa indagine, dice Cappello, "il tempo si è diviso grano a grano", si è diviso tra ieri e domani, così oggi lo dedichiamo a questo, a star fermi, che è proprio un modo di stare più alto e più lontano, è un modo di uscire fuori, a Chiusaforte, e sentire l’odore secco dell’aria, il gelo della neve che preme fin sotto i maglioni e capire: "Chiusaforte è tutti i ritorni che mi allontanano."
Il passato, il successo, ieri, è tutti ricordi che ci allontanano.
Cosa c’è qui di quello che è stato? C’è ancora un filo che lega il passato al futuro?
È il filo di una poesia, di uno stare fermi per andare più in alto e più lontano, è il filo che lega il successo al succederà.
"Siamo ancora cosa siamo stati.
In questo modo di stare, precipitati."
Mettete anche questo link se potete:
http://www.pierluigicappello.it/www.pierluigicappello.it.html
Qualche volta si sta fermi per rimanere fermi
Qualche volta si sta fermi per andare
più in alto e più lontano."
Le poesie di Pierluigi Cappello sono mine vaganti e corpi che fluttuano nell’aria, poi succede che un giorno ti incontrano, tu le leggi e vieni trafitto dalla mina e guardi sconvolto il corpo che si è scontrato col tuo.
Lo guardi, lì, sul foglio: le poesie.
Loro sono calme, non son sconvolte del vostro incontro, non son sconvolte da voi, a differenza tua.
Lo stare.
Lo stare delle poesie di Pierluigi Cappello, ovvero lo stare tra "il ricordo ed il ricordo di un ricordare", tra ieri e domani, tra il successo ed il succederà.
Quando si incontrano due di queste cose, due di queste a caso, nasce la poesia di Pierluigi Cappello, e il presente tra i due elementi, uno passato e uno futuro, è proprio questo: lo stare.
"Se siamo ancora ciò che siamo stati,
io sono lo stare di quell’uomo bagnato dalla pioggia,
che portava in casa un odore di traversine e ghisa."
Nel rievocare le immagini e i ricordi della sua Chiusaforte, dove Pierluigi Cappello ha passato l’infanzia e l’adolescenza, la domanda è proprio questa: cosa c’è qui di quello che è stato? C’è ancora un filo che lega il successo al succederà?
In questa indagine, dice Cappello, "il tempo si è diviso grano a grano", si è diviso tra ieri e domani, così oggi lo dedichiamo a questo, a star fermi, che è proprio un modo di stare più alto e più lontano, è un modo di uscire fuori, a Chiusaforte, e sentire l’odore secco dell’aria, il gelo della neve che preme fin sotto i maglioni e capire: "Chiusaforte è tutti i ritorni che mi allontanano."
Il passato, il successo, ieri, è tutti ricordi che ci allontanano.
Cosa c’è qui di quello che è stato? C’è ancora un filo che lega il passato al futuro?
È il filo di una poesia, di uno stare fermi per andare più in alto e più lontano, è il filo che lega il successo al succederà.
"Siamo ancora cosa siamo stati.
In questo modo di stare, precipitati."
Mettete anche questo link se potete:
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Qualche volta si sta fermi per andare
più in alto e più lontano."
Le poesie di Pierluigi Cappello sono mine vaganti e corpi che fluttuano nell’aria, poi succede che un giorno ti incontrano, tu le leggi e vieni trafitto dalla mina e guardi sconvolto il corpo che si è scontrato col tuo.
Lo guardi, lì, sul foglio: le poesie.
Loro sono calme, non son sconvolte del vostro incontro, non son sconvolte da voi, a differenza tua.
Lo stare.
Lo stare delle poesie di Pierluigi Cappello, ovvero lo stare tra "il ricordo ed il ricordo di un ricordare", tra ieri e domani, tra il successo ed il succederà.
Quando si incontrano due di queste cose, due di queste a caso, nasce la poesia di Pierluigi Cappello, e il presente tra i due elementi, uno passato e uno futuro, è proprio questo: lo stare.
"Se siamo ancora ciò che siamo stati,
io sono lo stare di quell’uomo bagnato dalla pioggia,
che portava in casa un odore di traversine e ghisa."
Nel rievocare le immagini e i ricordi della sua Chiusaforte, dove Pierluigi Cappello ha passato l’infanzia e l’adolescenza, la domanda è proprio questa: cosa c’è qui di quello che è stato? C’è ancora un filo che lega il successo al succederà?
In questa indagine, dice Cappello, "il tempo si è diviso grano a grano", si è diviso tra ieri e domani, così oggi lo dedichiamo a questo, a star fermi, che è proprio un modo di stare più alto e più lontano, è un modo di uscire fuori, a Chiusaforte, e sentire l’odore secco dell’aria, il gelo della neve che preme fin sotto i maglioni e capire: "Chiusaforte è tutti i ritorni che mi allontanano."
Il passato, il successo, ieri, è tutti ricordi che ci allontanano.
Cosa c’è qui di quello che è stato? C’è ancora un filo che lega il passato al futuro?
È il filo di una poesia, di uno stare fermi per andare più in alto e più lontano, è il filo che lega il successo al succederà.
"Siamo ancora cosa siamo stati.
In questo modo di stare, precipitati."
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Qualche volta si sta fermi per andare
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Le poesie di Pierluigi Cappello sono mine vaganti e corpi che fluttuano nell’aria, poi succede che un giorno ti incontrano, tu le leggi e vieni trafitto dalla mina e guardi sconvolto il corpo che si è scontrato col tuo.
Lo guardi, lì, sul foglio: le poesie.
Loro sono calme, non son sconvolte del vostro incontro, non son sconvolte da voi, a differenza tua.
Lo stare.
Lo stare delle poesie di Pierluigi Cappello, ovvero lo stare tra "il ricordo ed il ricordo di un ricordare", tra ieri e domani, tra il successo ed il succederà.
Quando si incontrano due di queste cose, due di queste a caso, nasce la poesia di Pierluigi Cappello, e il presente tra i due elementi, uno passato e uno futuro, è proprio questo: lo stare.
"Se siamo ancora ciò che siamo stati,
io sono lo stare di quell’uomo bagnato dalla pioggia,
che portava in casa un odore di traversine e ghisa."
Nel rievocare le immagini e i ricordi della sua Chiusaforte, dove Pierluigi Cappello ha passato l’infanzia e l’adolescenza, la domanda è proprio questa: cosa c’è qui di quello che è stato? C’è ancora un filo che lega il successo al succederà?
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Il passato, il successo, ieri, è tutti ricordi che ci allontanano.
Cosa c’è qui di quello che è stato? C’è ancora un filo che lega il passato al futuro?
È il filo di una poesia, di uno stare fermi per andare più in alto e più lontano, è il filo che lega il successo al succederà.
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Data di iscrizione : 13.01.11
Re: Post Alice
scusatemi mi sono sbagliata ho scritto 2 volte la stessa cosa...
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