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L'OCCASIONE MANCATA DI SAN MARTINO Riflessioni critiche e non sulla situazione attuale del parco

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L'OCCASIONE MANCATA DI SAN MARTINO Riflessioni critiche e non sulla situazione attuale del parco Empty L'OCCASIONE MANCATA DI SAN MARTINO Riflessioni critiche e non sulla situazione attuale del parco

Messaggio  Brother Dom Mag 08, 2011 4:51 pm

Il parco di San Martino è un tenuta di 33 ettari oggi di proprietà del comune di Priverno che circonda l'antica residenza cinquecentesca del Cardinale Tolomeo Gallio, segretario di Stato di Gregorio XIII. Una delle bellezze di cui certo noi privernati possiamo andare fieri anche solo per la storia che trasuda da quella terra; le sue origini non sono ancora del tutto conosciute, ma un intero fascicolo (conservato nell'ex Archivio della Curia Vescovile di Priverno) sui litigi insorti per la sua proprietà fornisce abbondanti informazioni che permettono di seguirne l'evoluzione fino ai tempi recenti. Prende il nome dal cardinale che lo fece costruire e lo scelse come sua residenza dopo aver ottenuto in enfiteusi perpetua dal vescovo F. Beltramini due appezzamenti di terreno appartenenti alla mensa vescovile di Terracina, siti nel territorio di Priverno. L'edificio venne eretto sulle rovine dell' antica chiesa di San Martino (da qui deriva il nome del castello) tra il 1565 e il 1569. Nel 1589 vi soggiornò Papa Sisto V, di passaggio per recarsi a Terracina dove doveva visitare i lavori del porto. Nel 1597 il Cardinale Tolomeo Gallio donò ai Camaldolesi l'edificio e la tenuta circostante, a condizione di realizzare nel palazzo una chiesa da dedicare a S. Martino ed un monastero dove avrebbero dovuto risiedere stabilmente dieci monaci. Ma i monaci ben presto ebbero problemi con il Comune di Priverno per alcuni usi civici goduti dai privernati in quei terreni acquistati dal Gallio. Nel 1652 il Pontefice Innocenzo X soppresse tutte le piccole comunità monastiche: fra queste vi fu quella di S. Martino che scomparve per sempre dal luogo. Il forzato abbandono di S. Martino da parte dei monaci provocò una lunga serie di controversie tra i duchi di Alvito (eredi del Gallio) ed il vescovo pro tempore della diocesi di Terracina, entrambi pretendenti alla tenuta di S. Martino. Dopo secoli di controversie, segnati da alternate vicende, sul finire del XIX secolo i principi Borghese, già proprietari della tenuta di Fossanova, giunsero in possesso di S. Martino. L'immensa proprietà dei Borghese si dileguò nel giro di pochi decenni e le tenute furono acquistate dalla famiglia Di Stefano nel 1914. Una storia lunga e facoltosa quella della tenuta di San Martino, in questo periodo messa a rischio dall'incoscienza della cattiva amministrazione. Larga parte della cittadinanza privernate è in grado di poter chiaramente rendersi conto di quale destino crudele la verde tenuta deve sopportare.
“San Martino come occasione mancata per lo sviluppo di questa comunità”; questo sono le parole del consigliere di Sinistra Ecologia e Libertà, Federico D'Arcangeli, esponente di quella forza politica che più di tutti si è battuta per la valorizzazione del parco e contro l'incuria imperante. Se la vecchia giunta di centro-sinistra, guidata da Mario Renzi, aveva iniziato un processo di valorizzazione del patrimonio architettonico-ambientale in questione, l'attuale giunta Macci sta percorrendo una strada diametralmente opposta. Oggi il prestigioso Museo della Matematica ideato dal professor Enrico Giusti qualche anno fa rappresenta una versione piuttosto approssimativa rispetto al progetto iniziale; se nei suoi primi anni di esistenza il museo attirava numerosissimi visitatori da ogni parte d'Italia, accrescendo il fasto sia della struttura che della cittadina, oggi le politiche miopi dell'attuale amministrazione non hanno fatto nient'altro che trasformare il museo in una fotocopia in bianco e nero di quel ricordo, con un corrispondente dimezzamento delle visite.
Ma non solo al museo si deve far riferimento quando parliamo di San Martino; oggi rimangono aperte anche altre questioni; la prima, quella di un Bar in cerca di una gestione efficiente in grado di adempiere ad un servizio oggi inesistente, tenendo sempre in conto i non floridi risultati della precedente e privilegiata gestione. La seconda, quella delle 19 camere d'albergo, in cerca di un uso produttivo che possa essere di qualche utilità alla struttura e non solo.
Altra nota estremamente dolente della questione è la scomparsa della figura del custode, per chi lo conosceva il grande Fulvio, riassegnato nella sua mansione e mandato a servire qualche altro ufficio comunale. In termini pratici una mancanza del genere ne consegue un parco abbandonato a se stesso senza alcun tipo di controllo, con un cancello d'entrata aperto h24, alla mercè di malintenzionati e non.
Del suo futuro non vi è certezza; da sempre le voci che corrono sul Parco di San Martino sono tante, talune veritiere altre no. Le eminenti voci di palazzo parlano di un fantomatico “progetto di finanza”, un'imponente investimento che trasformerebbe la struttura in un centro congressi all'avanguardia. Ma niente di tutto questo risulta certo. Invece tangibile e in prossimità di realizzazione il progetto di Sel di un “San Martino Wi-Fi”, che ha trovato già l'ok del consigliere di maggioranza Luciano Palleschi competente in materia, che permetterebbe, grazie alle agevolazioni offerte da Wired, di usufruire di una rete di collegamento internet ad un costo estremamente favorevole. Non possiamo che augurarci che questo progetto prenda piede il prima possibile nella speranza che un'iniziativa del genere, insieme ad altre magari, possa permettere al castello di San Martino di ritrovare i fasti di un tempo, tornado ad animare le belle giornate di ogni “pipernese” che può definirsi tale.


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Messaggio  Brother Dom Mag 08, 2011 4:54 pm

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